26 March 2015 Comments (0) AMBIENTI, CATEGORIE, Controller & Hub, POST

Perchè Apple punta su HomeKit?

Tim Cook, CEO Apple, ha recentemente dichiarato in un’intervista che l’Azienda per il prossimo futuro avrà tre interessi: salute, casa, automobile. Ma è dallo scorso giugno alla conferenza degli sviluppatori Apple (WWDC), che fra i tanti argomenti in programma si poteva facilmente intuire ciò che sarebbe successo.
Alla manifestazione è solito partecipare il folto esercito di specialisti che hanno prodotto centinaia di migliaia di programmi contribuendo a cambiare radicalmente il mondo del software. Ora si chiamano App, costano pochi Euro o sono addirittura gratuiti, e non vengono utilizzati solo da chi possiede un personal computer ma (freneticamente) installati e cancellati in centinaia di milioni di smartphone e tablet. All’esercito di “folli e famelici” sviluppatori è stato presentato Home Kit, un nuovo terreno su cui ridefinire le regole del gioco.

UN NUOVO PANORAMA
Quando mesi addietro abbiamo deciso di dar vita a Domomia ci è sembrato interessante parlare di “idee che migliorano la nostra vita e le relazioni con l’habitat in cui viviamo”; le idee a cui guardiamo sono quelle con una spiccata componente tecnologica, è parte del nostro DNA essere attenti a questo mondo. Eravamo inoltre consapevoli che nella maggior parte delle tasche trovi uno smartphone, che sono in molti ad avere anche un tablet e c’è da giurare che a breve si vedranno parecchi smartwatch ai polsi.
Ci contorniamo di oggetti “smart”, non per compensare una regressione intellettuale (per molti vien da pensarlo, ma non per tutti) ma perché sono talmente evoluti che sarebbe anacronistico non utilizzarli per semplice pregiudizio.
La razza umana non è inconsciamente assatanata di gadget tecnologici, la loro accettazione di massa è un fisiologico mutare dei costumi che interviene quando gli avanzamenti tecnologici e culturali coinvolgono lo stile di vita. Sarebbe interessante il parere di uno studioso per capire perché le età storiche durassero secoli mentre oggi a fatica si arriva a qualche lustro; un adolescente, oggi, ha difficoltà a comprendere perché un tempo ci si doveva riempire le tasche di monete per telefonare. Certo, sa che esistono le cabine rosse, ma le considera una peculiarità di stampo monumentale rispolverato a Londra come landmark.
Film come Ritorno al Futuro o Star Trek, con le loro trovate tecnologiche, erano fantascienza per alcuni ma sono già preistoria per altri: insomma, per il teletrasporto ci stiamo attrezzando ma il resto lo trovi su Amazon.

PERCHE’ APPLE?
Da quando abbiamo assaporato i vantaggi di essere costantemente connessi scopriamo un universo via via più interessante. Tolleriamo a fatica il restarne isolati anche per brevi periodi e avvertiamo l’esigenza di aggeggi personali e mobili che facciano da ponte fra noi e l’ambiente in cui viviamo, un ambiente fatto di persone e luoghi da cui non vogliamo sentirci esclusi.
La casa, luogo d’eccellenza in cui caratterizziamo il nostro modo di vivere, è il luogo in cui la tecnologia è da tempo presente in molti aspetti ma tutti disaggregati. A ricondurre il tutto sotto una gestione efficiente ci ha provato la domotica, percorrendo però una strada complessa e che in realtà si è rivelato un vicolo; pochi sono a tutt’oggi i comuni mortali che si possono vantare di avere un’abitazione automatizzata.
Da un po’ di tempo è sopraggiunta una seconda ondata, quella dell’Internet Of Things (IoT) che si propone di imporre il Grande Fratello Bianco-Grigio (la grande distribuzione così “colora” elettrodomestici ed elettronica).
Durante i primi brainstorming per Domomia ci siamo seduti, comodamente, e posti un paio di domande. Quanti spenderebbero migliaia (facilmente decine) di Euro per stupire gli ospiti abbassando luci e tapparelle all’accensione del TV? E quanti vorrebbero essere avvisati dal frigorifero che lo yogurt sta finendo e che, guarda caso, è in offerta al Super dell’angolo?
Intendiamoci, domotica e IoT non sono le trappole per allocchi che potrebbero sembrare. Sono concettualmente due proposte sensate ma applicate nel modo meno adeguato. L’una con proposte vincolanti, la seconda al target errato, entrambe fuori tempo.
Ecco perché diventa interessante scoprire come, sullo stesso fronte, si stanno muovendo altri protagonisti. Di Google con Nest abbiamo parlato in un articolo dedicato, ora concentriamoci su Apple e Home Kit.

PERCHE’ HOME KIT?
La nostra casa diviene sempre più viva, impara e risponde alle nostre esigenze a volte anche anticipandole. Servizi web spesso gratuiti e dispositivi acquistabili liberamente la rendono sicura, la illuminano, ne controllano clima e sistemi audio/video rispondendo automaticamente alla nostra presenza o assenza.
Non manca certo l’offerta di proposte per assemblare un sistema di domotica adatto alla nostra casa, esistono infatti degli standard che permettono di integrare prodotti di marchi diversi, ognuno dei quali ne ha però implementato i protocolli nel modo più consono o conveniente. Un aspetto quest’ultimo che rende in pratica tutto possibile, ma estremamente complicato. Per dirla alla Steve Jobs, sarebbe “a bag of hurt“, che suona come un “sacco di guai” o se preferite, “come farsi del male”.
Apple, come confermato dalle parole di Tim Cook, vuole che gli utenti dei suoi prodotti possano estendere anche all’interno della casa la User Experience che apprezzano quotidianamente. Per farlo ha scelto la strada più impegnativa ma necessaria: porre Home Kit alla radice del problema, progettandolo in modo da eliminare gli intoppi che insorgono nelle connessioni fra dispositivi, sviluppando un linguaggio comune che mette a disposizione di sviluppatori e costruttori.

COS’E’ HOME KIT
Si tratta di un elemento che è parte integrante del sistema operativo di iPhone e iPad, lo si installa durante l’aggiornamento di iOS 8.0. In gergo viene definito un Framework, che per uno sviluppatore significa disporre di modalità e istruzioni da utilizzare per dialogare in modo sicuro con i propri dispositivi, senza dover scrivere apposito software. Sappiamo che un iPhone conosce la posizione in cui si trova, la data e l’ora, dispone di Siri ed è quindi in grado di interpretare comandi vocali, ha al suo interno comandi e protocolli per comunicare verso Internet o una rete locale, gestisce archivi di dati e molto altro. Queste sono alcune delle risorse di iOS che gli sviluppatori sfruttano attraverso uno specifico set di istruzioni che Apple fornisce loro in Kit.
Immaginiamo quanto possa essere determinante questo vantaggio per un’azienda che ha progettato un dispositivo per aprire la serranda del garage e si rende conto che diverrebbe più appetibile se integrato ad altri accessori: per esempio ricevendo un comando vocale di apertura dall’auto tramite iPhone (Siri, sto arrivando!), oppure che in automatico accenda le luci delle scale e disattivi la serratura di sicurezza alla porta d’accesso all’abitazione, e perché no, chieda al termostato di alzare il riscaldamento.
Il produttore in oggetto non è un sognatore, il progetto è realizzabile. Forse si tratterebbe di produrre tutti gli elementi all’interno oppure tentare di accordarsi con partner diversi per ogni categoria di prodotto, ma al termine la soluzione risulterebbe integrata, anche se la compatibilità è testata in un ambito circoscritto.
Una volta sul mercato la soluzione dovrà confrontarsi con un’offerta ricca di proposte interessanti: una videocamera di qualità per la sorveglianza, rilevatori di presenza economici, una stazione meteo che oltre a fornire dati al termostato per il riscaldamento li invii anche al sistema d’irrigazione piuttosto che un’unica App per tutti i dispositivi.
Questi prodotti esistono, sono facilmente reperibili online e potranno anche diventare più economici grazie a una maggiore diffusione. Questo è lo scenario in cui si muovono oggi i consumatori che hanno uno smartphone in tasca: perché dovrebbero scegliere di porsi dei limiti?

COME SI USA
Home Kit è incluso in iOS 8 e si basa su Home Manager, che non è un’App come nel caso di Salute (Health), ma un database che contiene le informazioni utili a gestire la casa, i suoi spazi, gli accessori installati e le loro funzionalità.
Attualmente per installare delle lampade a LED utilizziamo l’App del produttore per poi gestirle, lo stesso facciamo con un termostato, con le prese comandate o i diffusori audio. Home Kit ci aiuta a mantenere coerenza fra i diversi dispositivi condividendo un archivio di definizioni e servizi, lasciando alle singole App il controllo delle funzioni.
Come avviene solitamente per un archivio, anche Home Kit ha una struttura in cui organizzare le informazioni: prevede infatti una Casa (Home) composta da Locali (Rooms) in cui sono installati Dispositivi (Accessories) con delle proprie Funzionalità (Services), all’occorrenza raggruppa i Locali in Aree (Zones).
Simuliamo a questo punto un semplice scenario nel quale nel quale inserire Home Kit: vivo in due abitazioni una delle quali ha due piani e garage, posseggo un iPhone e il desiderio di acquistare qualche prodotto che mi faciliti la vita senza però farmi spendere una fortuna.
Opto per una decina di lampade a LED, altrettante prese comandabili da parete, due termostati e due serrature per automatizzare e gestire l’accesso alle due case. Tutti prodotti con marchi differenti, ognuno con la propria App da scaricare, che si traduce in quattro configurazioni (lampade, prese, serrature, termostati) in cui specificare dove intendo installarle e organizzare il loro impiego. Per non confondermi mi faccio uno schema dei nomi di case, locali, ecc e dei dispositivi, ma sorge il primo problema: come faccio a far sì che diversi accessori reagiscano con un solo comando?
Con una serie di escamotage si riesce a far tutto, ma dovrei utilizzare ulteriori App, acquistare certi prodotti e non altri e comunque scoprire che qualcosa non funziona solo al momento in cui questo succede.
Se i quattro produttori scelti hanno dichiarato la compatibilità con Home Kit avrò invece tre vantaggi:

  • ogni accessorio viene riconosciuto all’installazione e inserito nell’unico archivio a cui faranno riferimento le diverse App
  • nelle App, per impostare le funzioni dei dispositivi consulto e modifico i dati di un’unica configurazione
  • posso configurare accessori e servizi con azioni su aree distinte.

Saprò pertanto che un termostato sarà nell’abitazione Città e l’altro in quella Mare, con temperature stabilite per quando si è in casa o fuori casa, con caldaie e ambienti diversi così come lo sono situazione climatica e relative previsioni meteo.
Nel momento in cui decido di offrire ad amici la disponibilità di un fine settimana invierò un messaggio che consenta a un loro smartphone, e solo a quello, di aprire la serratura della casa Mare.
Quando parto per qualche giorno dirò a Siri “fuori casa” e le lampade di Soggiorno Città saranno spente, quelle di Giardino e Garage Città si accenderanno fra tramonto e alba e le prese di Camera e Cameretta Città si disattivano.

E GIUNTI AL FIN DELLA TENZONE…
L’ingresso di nuovi attori movimenta la scena e richiama nuovi spettatori. Apple sa che un rinnovamento viene accettato solo quando esistono reali vantaggi nell’adottarlo, lo ha dimostrato con iPod prima e con iPhone e iPad in seguito. Chi si ricorda com’erano i telefonini prima dell’iPhone avrà anche notato che in seguito tutti gli “assomigliano parecchio”, nonostante questo da otto anni iPhone ottiene riscontri favorevoli proprio grazie alla “User Experience” da sempre il baluardo dei prodotti che escono dai laboratori di Cupertino.
Come riuscirà Apple a trasformare un settore che in molti hanno provato ad approcciare con marginali successi come quello dell’home automation? Non possiamo ancora saperlo, possiamo solo provare a congiungere qualche puntino e osservare se un soggetto compare.
Iniziamo dal target che per l’elettronica di consumo deve assumere dimensioni interessanti:

  • lo smartphone, è presente in quasi la totalità delle abitazioni e molte dispongono di una connessione
  • i produttori di accessori sanno che per vendere di più devono allargare il mercato di riferimento
  • la domotica ha numeri ancora contenuti, i possessori di smartphone sono invece molto più numerosi

La velocità con cui si adotta una novità è inversamente proporzionale alla soglia d’ingresso:

  • chi è interessato alla domotica sa che occorre intervenire pesantemente sull’impianto elettrico a tal punto che spesso conviene rifarlo
  • nel caso non si voglia mettere mano all’impianto esistono anche sistemi che utilizzano radiofrequenze nelle comunicazioni fra la centralina/hub e i dispositivi
  • sono almeno tre i protocolli di trasmissione impiegati e condizionano inevitabilmente la scelta degli accessori
  • nel caso di WiFi e BlueTooth si opera con frequenze da 2,4Ghz a 5Ghz gestite da tutti i modelli di smartphone, altri protocolli come Z-Wave e ZigBee utilizzano frequenze sotto 1 Ghz e necessitano di un’apposita centralina
  • le competenze per configurare uno smartphone o un router sono di certo più diffuse di quelle necessarie in domotica per installare un hub

In elettronica di consumo sono privilegiati i servizi quando offerti all’interno di un ecosistema:

  • ogni produttore dispone di un cloud o portale al quale si collegano smartphone e centralina domestica per la gestione remota
  • AppleTV gestisce remotamente tutti gli accessori anche con comandi vocali via Siri
  • gli accessori e i sistemi di domotica sono offerti prevalentemente da punti vendita specializzati
  • per un utente di smartphone è normale e preferibile acquistare online

Considerando che Apple non vuole offrire alternative agli accessori per l’home automation ma facilitarne l’adozione a chi utilizza i suoi prodotti, la situazione che va delineandosi attraverso Home Kit pare proprio essere ideale e privilegiata.

PERCHE’ NON E’ STATO ANCORA RILASCIATO HOME KIT?
Indiscrezioni su Apple e le sue scelte se ne fanno continuamente, il più delle volte si tratta di rumors imprecisi o addirittura infondati, la riservatezza delle informazioni è presa seriamente a Cupertino. Non è facile anche nel caso di Home Kit scoprire il perché del ritardo, se di tale si tratta.
Alcuni sostengono che la gestione vocale remota con i numerosi accessori non possa prescindere dall’integrazione profonda fra Siri e AppleTV, che per essere funzionale pare abbia richiesto una revisione del sistema operativo. Aggiungendo che il lancio di AppleWatch sta impegnando non pochi ingegneri potrebbe essere una voce fondata. A nostro avviso la simbiosi fra Home Kit, AppleTV e AppleWatch sembra essere l’anello forte della catena; un dispositivo indossato, come l’orologio, consentirebbe non pochi vantaggi durante la geolocalizzazione all’interno della casa, al contrario dell’iPhone che non rimane solitamente in tasca all’utente quando rientra a casa.
Altre voci suggeriscono una soluzione più squisitamente logistica, dovuta dall’elevato numero di accessori proposti dalle terze parti per il controllo idoneità, un collo di bottiglia dovuto anche al ritardo con cui è partito il programma di certificazione Home Kit MF avvenuto solo a novembre e di un rilascio delle specifiche per i chip da utilizzare nei dispositivi solo a ottobre 2014.
Anche se riteniamo in parte concrete le ipotesi circolate sul ritardo, soprattutto in considerazione degli oltre duecento produttori censiti durante l’ultimo CES di gennaio, siamo altrettanto consci che Apple non opera da tempo in un garage. Anche se molti dipendenti si trovano negli Store, l’organico Apple è pur sempre di 100.000 persone e sarebbe curioso se la società non fosse in grado di allocare le necessarie risorse per un progetto. Sarebbe invece plausibile l’ipotesi di una scelta strategica in vista di un futuro lancio in grande stile di Home Kit. Apple Watch non è ancora disponibile e raggiungerà i mercati in tempi diversi, mentre si parla da tempo di una revisione di AppleTV, di cui nel frattempo è stato ridotto il prezzo del 30%; inoltre, vengono annunciati continuamente accordi con reti e produzioni televisive per abbinare un abbonamento al prodotto.
Possiamo da parte nostra solo concludere che indipendentemente dalle motivazioni del ritardo unendo tutti i puntini il disegno prende forma e ci piace pensare che anche chi legge possa intravederlo.

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